Lo ammetto, ho una piccola mania: quando leggo qualche articolo che mi interessa lo strappo dalla rivista e lo conservo in una scatolina color rosso mattone. Poi quando ho tempo mi piace condividere con voi le mie sensazioni, in sostanza quanto mi ha colpito.
Sono volata un po' alta mi sembra però ci tenevo a trascrivere l'incip di un articolo di Laurence Humier pubblicato sull'inserto di Repubblica D che riguardava Seul.
foto tratta dal sito www.seoulsnapshots.com/ |
All'inizio non riuscivo bene a capire poi invece un gelo è sceso su di me pensando a quei bambini.
Eccolo:
"Metropolitana di Seul, la carrozza è piena.
Gli abitanti escono dal lavoro.
E' l'ora di punta.
Sono le undici di sera. Strano per un europeo.
Schiacciata dalla folla contro le porte dell'uscita, non riesco a muovermi.
La mia accompagnatrice coreana mi spiega che uno dei suoi colleghi per indicare l'altezza dei suoi figli allarga le mani da destra a sinistra invece che dall'alto al basso. Bizzarro.
Va detto che questo collega torna a casa sempre tardi, di sera, e trova i figli che già dormono nel letto.
In questa megalopoli asiatico non esistono limiti alle ore di lavoro".
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