martedì, marzo 16, 2010

Giorgio Carmelich e le futuristicherie

Sabato pomeriggio sono andata a vedere al Museo Revoltella di Trieste la mostra "Giorgio Carmelich. Futuristicherie. Viaggi d’arte fra Trieste, Roma e Praga"  che rimarrà aperta sino al 5 aprile. 

Giorgio Carmelich è morto a 22 anni ma nel corso della sua brevissima esistenza ha prodotto delle opere davvero bellissime, soprattutto quelle risalenti agli ultimi anni della sua vita. passando dalla fase futurista a quella costruttivista. Ha scritto moltissime lettere a Emilio Maria Dolfi, un suo caro amico. Le lettere sono esposte nella mostra e leggendole ti sembrano scritte ieri, tanto sono moderne, fresche, divertenti, da cui trapela un entusiasmo per la vita favoloso. 

Di seguito la descrizione di Montale di come incontrò Giorgio Carmelich:


"Cominciava a soffiare la bora. Eravamo usciti dal Museo Revoltella, io e Bazlen, e ci si avviava verso il caffè Garibaldi quando un giovane alto e magro, con un impermeabile di gabardine mezzo rovesciato dal vento ci passò accanto in fretta, incrociandoci, e si volse a salutare con un cenno della mano. Non aveva nulla di notevole, pure chiesi a Bazlen: “Chi è?” “Oh nulla, rispose Bazlen indifferente, un futurista. “Due o tre anni dopo, sempre a Trieste, visitai la mostra di certo Giorgio Carmelich, morto da poco, di mal sottile, in un sanatorio tedesco. Il catalogo dava qualche ragguaglio su quell’artista, spentosi a vent’anni e sulle poche opere da lui lasciate. Avevo dinanzi la sua opera omnia, una trentina fra pastelli, guazzi e disegni, ma soprattutto pastelli. L’arte del defunto non mi pareva troppo interessante , né io, almeno in pittura, amo braccare nuovi talenti; tuttavia ne chiesi notizia al mio cicerone triestino. La risposta mi sorprese. “Non ricordi – disse Bazlen – quel ragazzo, quel futurista che abbiamo incontrato due anni fa in piazza? Era lui, Carmelich. Non erano precisamente quel che si dice delle opere d’arte: incerte fra secessione di Monaco e il recente espressionismo centro-europeo in quanto allo stile, e di carattere letterario negli argomenti, nei motivi (…) ma il pittore era morto, la sua favola era finita, dall’insieme della sua prima (e ultima) “personale” emanava qualcosa di patetico e di sincero che andava ben al di là del problema, talora insignificante, dell’arte e della non arte. (…) Il risultato fu che mezz’ora dopo lasciavo la mostra con due pastelli sotto braccio, pagati, anche ai prezzi di allora, una miseria"
Eugenio Montale  “I quadri in cantina” 1946

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